La rubrica “Scriveva Taliani” oggi ci parla di arte e del modo di metterla in circolo nel mercato.
Quando si parla di archeologia ci dovremmo ricordare che l’ Italia si è caratterizza non solo per essere una sorta di «museo all’ aperto» ma anche per il numero di «magazzini chiusi». Mi riferisco ovviamente all’ enorme quantità di reperti ritrovati negli scavi che vengono poi catalogati e archiviati. E che, il più delle volte, appartengono alla medesima tipologia di oggetti di uso quotidiano del passato. Basterebbe, ad esempio, pensare alle migliaia di anfore emerse dai naufragi di antiche navi commerciali. E’ dalla messa in vendita di questi «doppioni» che potrebbe arrivare un finanziamento alla conservazione del nostro patrimonio archeologico. Non sarebbe infatti meglio dare la possibilità di acquistare una testimonianza dell’ antichità piuttosto che lasciarla abbandonata in un deposito? Magari rilasciando all’ acquirente un certificato, ma sarebbe meglio chiamarlo encomio, per il contributo dato alla salvaguardia del nostro passato.
Mario Taliani
Inviato il 10/11/2010
Pubblicatol 21/11/2010
http://archiviostorico.corriere.it/2010/novembre/21/ARTE_SEPOLTA_NEI_DEPOSITI_PIANO_co_9_101121047.shtml