Riportiamo l’intervista a Matteo Agoletti pubblicata su “The Magazine of Politics” di Giacomo Tartarelli.
“I giovani in politica devono cambiare il sistema in base a conoscenze e competenze – Non ci si improvvisa amministratori pubblici”.
Lo incontriamo in un noto locale sulla via Emilia a Pontetaro, paese nel quale vive con la famiglia. Abito casual chick, sorridente e gentile, tablet sotto il braccio e smart phone in mano.
Mentre ci accomodiamo al tavolino, facciamo una battuta sulla “tecnologia” che porta con sè e con altrettanto spirito risponde: “Sai una volta si andava in giro con i giornali, sotto al braccio, oggi ci siamo evoluti…”
Iniziamo subito a conversare, Matteo sono passati circa tre anni da quando eri amministratore del Comune di Parma, ti manca la politica?
Tantissimo. A dire il vero si tratta di politica amministrativa, di dare il proprio contributo per il territorio in cui si vive, però mi piacerebbe ancora, qualora si prefigurasse l’occasione, tornare come parte attiva di questo mondo.La politica è una passione e anche se oggi non sono più amministratore la seguo sempre con egual interesse ed entusiasmo.
Hai cominciato presto?
Ho cominciato ad interessarmi alle vicende del Comune di Fontevivo, dove vivo, che avevo circa otto anni, poi sono cresciuto e mi sono formato nel partito (Udc ndr) fino a quando sono stato eletto a Parma nel 2007. Avevo 25 anni.
Cosa pensi della politica oggi?
E’ difficile rispondere con poche parole a una domanda così complessa. Credo però che occorra un grande cambiamento nel modo di approcciarsi alla materia. Purtroppo il problema non è la politica, ma i politici. Alcuni hanno dato dei pessimi esempi, ma non tutti i politici sono uguali. E’ naturale però che la gente oggi abbia un atteggiamento molto critico e distaccato.
La scarsa affluenza alle urne e la crescita di consensi dei movimenti di protesta ne sono la conferma. Il paradosso è che se una persona oggi fa politica rischia di essere “discriminata” per questo. A livello locale credo ci siano tante persone volenterose che si dedicano al proprio territorio togliendo tempo alla famiglia e al proprio lavoro.
Quale può essere il ruolo dei giovani in questo contesto?
Quello di cambiare le cose in base a competenze e conoscenze. In buona sostanza i giovani devono avere il coraggio e la voglia di impegnarsi in politica, anche quella amministrativa, portando idee, entusiasmo e però anche competenze. Non ci si improvvisa amministratori pubblici, e soprattutto per amministrare un territorio non basta tenere in ordine i conti. Per quello basterebbe un contabile. Per guidare un comune, invece, un sindaco deve avere anche le idee, le capacità e le possibilità per raccogliere finanziamenti, ragionare con i privati e creare quello sviluppo per il quale si eleggono gli amministratori.
Della situazione nazionale cosa pensi?
Da una parte c’è Renzi che ha avuto un enorme consenso perhè ha portato molte novità, a partire dal Pd, dove ha rottamato Bersani e D’Alema. Nel suo primo periodo ha creato un vuoto intorno a sè, raccogliendo anche molti consensi nel centro destra, oggi è chiamato a sfide amministrative e riforme impegnative e vedremo come si comporterà. Dall’altra il centro destra è ai minimi termini ed emerge solo Salvini. Poi c’è Grillo che raccoglie il sentimento di protesta, mi pare però che sia una parentesi nel tempo destinata a chiudersi, se le altre coalizioni faranno quello per cui sono state elette.
E i moderati?
Rappresentano l’asse portante del paese. Mi sento un moderato e quotidianamente mi confronto con tante persone che sono un po’ orfani di un’area politica che è maggioritaria nel paese e che deve riprendersi i propri spazi attraverso interventi concreti per le imprese, vessate dalle tasse, per le famiglie che necessitano di servizi, per i giovani che stanno fuggendo da un paese che rischia di non essere più competitivo e di non dare opportunità alle nuove generazioni.
Tornerai alla politica attiva?
Vedremo… Se ci saranno le condizioni io sono sempre pronto.