Elezioni amministrative: cadono le Stelle

Le elezioni amministrative dello scorso fine settimana evidenziano molto bene tre elementi.

Primo: il numero delle astensioni continua a salire, segno di una disaffezione galoppante, specie in elezioni amministrative dove solitamente si guarda alle persone più che ai gruppi politici. Evidentemente lo stallo governativo durato due mesi e il richiamo in servizio al Colle del Presidente Napolitano hanno lasciato il segno.

Secondo: il calo enorme dei consensi a Grillo. Dalle scorse elezioni politiche di febbraio il consenso al Movimento 5 stelle è calato vertiginosamente non mandando al ballottaggio i grillini in nessuna delle città capoluogo di provincia. Evidentemente la parentesi grillina si sta pian piano richiudendo, non perchè la politica stia rispondendo alle esigenze dei cittadini, quanto per l’incapacità degli stessi grillini nelle stanze del potere. A livello nazionale sono bastati tre mesi per capirlo, a Parma in un anno di governo ne siamo molto consapevoli.

Terzo: il primato del bipolarismo. Sicuramente la legge elettorale per le elezioni comunali aiuta questo meccanismo, ma i risultati evidenziano il dominio dei blocchi che fanno riferimento al centro destra e al centro sinistra. E per quanto io creda che siano contenitori ormai superati per la politica attuale sono convinto che il futuro in Italia, così come accade in Europa, si costruirà su due grandi blocchi che la prossima legge elettrorale dovrà tenere ben in considerazione.

 

La solita “Pizza”: un lento declino per la città

Ad un anno di amministrazione 5 stelle anch’io come altri commentatori e rappresentanti della politica locale vorrei esprimere un parere.

Ed è sempre la solita “Pizza”…

La battuta è calzante perchè esprime il concetto di quanto ha saputo offrire l’amministrazione alla città. Poco o nulla e sempre riproposto.

Fuor di polemica, mi limito a dire che a Parma ha dominato la mancanza di visione strategica assieme all’incapacità del fare, col primato di una logica ragionieristica che sta portando la città verso un declino che non ci meritiamo.

Di seguito elenco per punti alcuni dei principali aspetti che hanno determionato il declino:

Mancanza di strategia di sviluppo e opportunità per la città:

  • Fiera: abbiamo appena assistito all’ultima edizione di Tuttofood, campanello di allarme per la fiera alimentare di Parma. Nessun investimento, nessuna sinergia, Expo’ 2015 è alle porte. La passata amministrazione aveva firmato un protocollo d’intesa con Milano per Parma città satellite, oggi superati da nuovo accordo tra Milano e Bologna.
  • Collegamenti: Aeroporto, permane una situazione di stallo generale, senza collegamenti con Roma, senza nuovi investitori, senza potenziamento infrastruttura. Stazione: lavori a rilento, perdita di convogli, sempre più lontani da Roma (vedi stazione Medio Padana).

 

Mancanza di infrastrutture:

  • Fermi da alcuni anni: nessun nuovo progetto, non ultimazione e inutilizzo di quelli esistenti. Duchino ancora in alto mare, Teatro della cultura popolare fermo, Scuola per l’Europa a rilento, Ponte a nord senza destina zio d’uso, Palazzo del Governatore inutilizzato, Auditorium (nuova sala ipogea) mal sfruttato.
  • Settore sport: palazzetto con tanti problemi (cosa ne faremo???), stadio del rugby e football americano mal gestito (abbiamo la squadra campione d’Italia che come abbiamo letto sulla stampa causa mal gestione comunale ha pensato di andare a giocare a Reggio Emilia), stadio del baseball che necessita di manutenzioni.

 

Tassazione:

  • Aumento tariffe a fronte di meno servizi:
  • Aliquota IMU al massimo
  • Addizionale Irpef al massimo
  • Quoziente Parma sparito
  • Rette asili alle stelle

 

Opportunità:

  • Festival Verdi ai minimi storici
  • Festival Poesia sparito
  • Boulevart per i giovani sparito
  • Mostre a Palazzo Pigorini e coinvolgimento giovani artisti non ne sappiamo più nulla
  • Biblioteche e Casa della Musica lasciate troppe volte sole
  • Festival dei Burattini che fine ha fatto? A Parma grande tradizione al Castello dei Burattini con collezione Ferrari e pupazzi Publitalia ’80 donati da Fininvest (Uan cane rosa, Four orso, Ambrogio, Five di Mike Bongiorno)
  • Rassegne estive?

 

Sport:

  • Mancanza totale di iniziative: quest’anno, dopo anni a Parma non abbiamo visto la 1000 Miglia e nel bicentenario verdiano solo Busseto è stato partenza di tappa, ciò che conta è l’arrivo e non siamo riusciti ad averlo, Parma nemmeno toccata dal giro.
  • E lo sport destrutturato? Quello per tutti all’aria aperta, difficile da attuare perché i parchi sono in condizioni di scarsa pulizia e mancano sfalci verde.

 

Decoro urbano:

  • Scarsa illuminazione pubblica
  • Strade dissestate, scarsa pulizia, verde pubblico non curato, parchi non curati, piazzale della pace fatiscente.

 

Attrattività – Opportunità:

  • Nulla
  • Lento Declino
  • Nessuna sinergia con l’Università
  • Efsa: festeggia i 10 anni in Italia con festa a Roma e non a Parma senza autorità di Parma
  • Nessun coinvolgimento con Upi, Camera di Commercio, Associazioni per rilancio economico

 

Personale dipendente:

  • Tolte indennità ai dipendenti, scarsa valorizzazione patrimonio umano, no meritocrazia
  • Vigili sul piede di guerra
  • Dipendenti partecipate in cassa integrazione vedi STT e Cal

 

In sintesi:

  • Nessuna programmazione per lo sviluppo e la crescita.
  • Logica ragionieristica nella gestione delle risorse.
  • Totale assenza di opportunità e attrattività per turismo, giovani e imprese.
  • Lento declino per la città.

 

 

 

 

 

 

Strategia del «Gattopardo» cambiare per non cambiare

La rubrica “Scriveva Taliani” fa  riferimento ad una frase celebre che troviamo nel Gattopardo.

Scorrendo una raccolta di massime del francese Alphonse Karr intitolata «Sale e pepe», ed edita dalla Formiggini Editore nel 1935 nella collana «Classici del Ridere», mi sono imbattuto nella seguente frase «Plus a change, plus c’est la me chose».
E’ scontato il paragone con la famosa italiana «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi!», pronunciata da un personaggio ne «Il Gattopardo» di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Ma è proprio per questo che sarei curioso di chiederle se la seconda frase derivi dalla prima, visto che Alphonse Karr morì nel 1890.
O se entrambe, considerato soprattutto il significato «politico», possano avere avuto un comune ascendente d’ispirazione.

Mario Taliani,

 
Pubblicato Domenica 25 Ottobre 2009

http://www.corriere.it/romano/09-10-25/01.spm

 

Chi è Formiggini, editore geniale e sfortunato

La rubrica “Scriveva Taliani” oggi ricorda Fortunato Formiggini.

Nel curiosare in uno dei tipici mercatini dell’antiquariato, mi sono imbattuto in una copia originale di una delle prime versioni italiane del «Who’s who?». Intitolato «Chi è? – Dizionario degli italiani d’oggi», il volume risulta essere stato pubblicato nel 1928 dalla casa editrice di Angelo Fortunato Formiggini, editore in Roma.
Ed è proprio leggendo l’originale prefazione, scrivo originale per il particolare modo di porsi verso i lettori, che ne ho scoperto l’autore.
Sin dal motto autografo “Non copiare nessuno, ridi se ti copiano”, riportato in una delle prime pagine a corredo della propria foto, si intuisce a mio avviso la particolarità  di Formiggini. Cercando informazioni su chi era questo editore di origine modenese, e scoprendone la sua volontaria fine, non posso non chiederle un commento su una figura che volle dare tanto a quella patria, come lui stesso la chiamava, che lo tradì.

Mario Taliani

Pubblicato il 10.09.2007

http://www.corriere.it/solferino/romano/07-09-10/01.spm

Festival della Poesia: basta solo un po’ di coraggio

Di seguito il testo dell’intervento di Matteo Agoletti pubblicato dalla “Gazzetta di Parma”.

ARTPOESIA

Di seguito il testo per esteso

Egregio sig. Direttore,

 mi unisco al grido di dolore che emerge dalle parole di Giuseppe Marchetti, grande uomo di cultura, nell’apprendere che il Festival della Poesia parmigiano dopo otto anni non avrà luogo.

Per la prima volta infatti la poesia a Parma tacerà. Quasi in sordina, con il silenziatore, il Festival della Poesia è stato eliminato dall’offerta culturale cittadina.

Sono lontani i tempi in cui il Festival della Poesia si confermava grande vetrina culturale per la nostra città.

Sono andate in scena anteprime nazionali di grande qualità, con la presenza di artisti e intellettuali di primissimo piano, talmente apprezzati che il pubblico ha risposto con una partecipazione davvero da fare invidia a numerose città d’arte italiane a spiccata vocazione turistica.

Voglio ricordare anche l’ambientazione. Nella quinta edizione infatti, grazie all’impegno dell’amministrazione comunale di allora, per la prima volta, Parma ha potuto ascoltare le poesie nella splendida cornice del Cortile del Guazzatoio.

Oggi inutile intuire che la motivazione del mancato appuntamento con la poesia che verrà proposta alla città sarà quella della mancanza di risorse. È vero che il momento che stiamo vivendo è particolarmente difficile dal punto di vista economico per le famiglie, le imprese ed anche le pubbliche amministrazioni. È pur vero però che investire in cultura, specie a Parma, significa promuovere il territorio, favorire il commercio, il turismo, la ricettività dei locali pubblici ed i prodotti tipici. Il Festival Verdi, ad esempio, oltre che offerta culturale, negli anni passati è stato un modello di cultura intesa come motore di risorse per il territorio. Così come le mostre che hanno riguardato Parmigianino e Correggio, se pur in un momento economicamente più florido, hanno fatto registrare a Parma presenze di turisti non lontani da quelli di Firenze e Venezia.

Da cittadino, da amante della cultura e da ex presidente della commissione cultura del Comune di Parma, ammetto che oggi purtroppo lo scenario è molto diverso dal passato ed è doveroso salvaguardare i conti pubblici, ma al tempo stesso non è possibile piegarsi alla logica ragionieristica della mera amministrazione del territorio.

Così facendo Parma non risulta più attrattiva, non porta in dote quell’offerta culturale per cui è famosa nel mondo, non sfrutta il volano economico che il settore della cultura può rappresentare.

Da un punto di vista economico va inoltre tenuto in giusto conto che la scelta di interrompere il Festival anziché rimodularlo, magari in formato più smart o diverso, se da un lato può comportare nell’immediato un risparmio per le casse comunali dall’altro provoca anche un danno economico, dovuto alla perdita dell’avviamento, perché l’affermazione di un festival dipende in larga parte anche dalla sua continuità, dal suo grado di resistenza agli agenti esterni, da quanto venga percepito dai promotori e dai fruitori come un Must, un appuntamento fisso e in qualche modo affidabile per la promozione e la produzione di cultura.

Occorrerebbe gettare le fondamenta perché il Festival diventi una vetrina nazionale per la cultura, non una bancarella. I festival che si sono affermati nel mondo sono quelli che non si sono fermati neppure davanti ai conflitti mondiali e da questo deriva in parte la loro grandezza, dall’avere affermato e preteso una posizione, fra i generi di prima necessità, anche per la cultura e l’identità.

Rinunciare a tutto questo, significa omologare Parma ad un ruolo culturale di retrovia che non le appartiene.

Mi unisco pertanto all’appello di Giuseppe Marchetti perché “basterebbe davvero solo un po’ di coraggio e di buon senso da parte delle istituzioni” per non perdere il Festival della Poesia e rilanciare seriamente il profilo culturale della nostra città.

                                                                                                                                                            

                                                                                                              Matteo Agoletti

            

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