Doveva essere il Presidente dell’unità nazionale, il Presidente che unisse i diversi schieramenti politici in un quadro frammentato dove i tre principali partiti si dividono il consenso per un terzo ciascuno. Così è nata la candidatura di Franco Marini, promossa dal Pd e sostenuta dal Pdl. Ma Bersani non aveva fatto i conti con le divergenze interne ai democratici con Renzi da una parte (per primo aveva bocciato la candidature di Marini), Vendola e diversi franchi tiratori che hanno affossato l’ex presidente del Senato con un fuoco amico che ha nei fatti creato un serio danno politico e d’immagine al Pd. Ad uscire male da tutta la vicenda è stato il segretario Bersani che per ricompattare il partito e cercare la credibilità perduta ha, stamattina, proposto la candidatura di Romano Prodi.
Come è noto l’ex leader dell’Unione non è di certo gradito al centro destra. E non rappresenta nè l’elemento di novità, nè la volontà di unire gli animi di centro destra e centro sinistra in un momento difficile per il Paese.
Nella sostanza, il segretario del Pd antepone gli interessi partitici a quelli dell’Italia. Ma il risultato non è scontato. Il Movimento di Grillo continua a sostenere Rodotà e Scelta Civica ha lanciato il nome del ministro Cancellieri. Il Pdl pare orientato a sostenere proprio l’ex commissario di Parma. A questo punto Romano Prodi pare favorito, ma dalla quarta votazione senza il quorum potrebbe succedere di tutto.