Non sarà un referendum per l’amministrazione

Ormai a poche ore dal voto pare quasi scontato il crescere del consenso al movimento 5 stelle. Il dato pare consolidarsi trasversalmente su base nazionale, configurandosi come voto di opinione.

Infatti gli scandali che i media ci hanno proposto circa la polititica che si arricchisce alle spalle dei cittadini, la mancanza di ricambio tra i leader e i parlamentari, una legge elettorale che permette alle segreterie dei partiti di scegliere e nominare i propri rappresentanti, la crisi economica, l’imposizione fiscale, la mancanza di fiducia nel futuro, hanno generato un sentimento comune di ripulsione e protesta che porterà ad un alto astensionismo e ad un buon consenso per il movimento di Grillo.

La città di Parma nel suo piccolo ha precorso i tempi portando lo scorso anno a vincere le elezioni amministrative proprio la compagine grillina. Oggi l’amministrazione pentastellata di Parma non brilla certo per capacità e consensi, è infatti riuscita in pochi mesi ad eliminare il quoziente Parma (esempio per le amministrazioni comunali di tutti gli schieramenti politici), ha disatteso la promessa di chiudere il termovalorizzatore, ha portato l’addizionale Irpef e l’aliquota Imu ai massimi consentiti, ha alzato le rette dei servizi per l’infanzia, ha sciolto l’orchestra del teatro Regio, è completamente assente sui temi dello sviluppo vedi settore fieristico, aeroporto, agroalimentare e imprese.

E’ pur vero che abbia raccolto un’eredità finanziaria non semplice, ma ciò non giustifica una gestione ragionieristica, rassegnata, non lungimirante e volta a distruggere ciò che di buono vi era prima, giusto per testimoniare la propria diversità.

Nonostante questi aspetti però a Parma come nel resto d’Italia il grillismo  raccoglierà molti consensi per i motivi precedentementi espressi.

Per questo dico che le elezioni politiche non rappresenteranno a Parma un referendum per l’amministrazione comunale.

Ritengo infatti in questo momento politico i cittadini più inclini a sopportare errori dovuti all’inesperienza nella gestione della cosa pubblica piuttosto che quelli causati dall’eccessiva confidenza con la materia.

                                                                                                                   Matteo

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