Il nostro aeroporto non è di serie B

aeroporto_ingresso-g

Ci mandano in serie B. Non si tratta della serie cadetta nel gioco più bello del mondo, bensì del piano di riordino degli aeroporti italiani emanato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che penalizza lo scalo di Parma, inserito tra quelli di seconda fascia, di interesse solo regionale e che quindi dovrà provvedere da solo al suo sostentamento.

Assodato che l’aeroporto Giuseppe Verdi di Parma, per fare il cosiddetto salto di qualità deve intervenire sia sull’infrastruttura che sul reclutamento di nuovi vettori operanti su Parma, la bocciatora del ministro Passera mi lascia molto amareggiato.

Inutile ricordare che Parma è sede dell’Autority Alimentare Europea per la Sicurezza Alimentare, che ha un’università prestigiosa, che annovera nel suo comprensorio importantissime aziende di fama internazionale, che ha un’offerta culturale unica, che ospita la manifestazione fieristica ad oggi più importante d’Italia nel settore alimenatare e che quindi l’aeroporto è fondamentale per lo sviluppo socio – economico dell’intero territorio.

Allo stesso modo come ho più volte avuto modo di sottolineare anche in consiglio comunale, lo scalo di Parma ha una geolocalizzazione strategica, capace di operare sul bacino di utenza delle città di Parma, Reggio Emilia, Modena, bassa Lombardia, Mantova e Cremona, Lunigiana, La Spezia, Massa e Carrara, senza entrare in conflitto con gli scali di Bologna, Linate e Bergamo.

Anzi sarebbe un ottimo scalo per destinazioni europee, principali località turistiche e per i velivoli cargo.

Il Comune di Parma ha una minima partecipazione in Sogeap, la società di gestione dell’aeroporto, ma molto potrebbe fare sul piano politico.

Personalmente auspico che si crei un sistema Parma che coinvolga istituzioni, imprese, associazioni e crei un indotto capace di attirare nuovi investitori per il nostro aeroporto e che la politica si assuma finalmente la sua responsabilità e faccia valere le ragioni di Parma ai competenti tavoli di governo.

                                                                                                                Matteo

Tutto il mondo è paese

Il signor Rossi lo ricordo per una comparsata televisiva a Parma Europa, in qualità di tecnico in supporto di assessore e consigliere comunale a 5 stelle. Puntuale e abile nelle risposte al direttore Pietro Ferraguti, fu presentato come consulente per il settore ambiente del comune di Parma a “costo zero”.

Proprio ieri l’amministrazione pentastellata lo ha indicato alla guida di Iren Emilia dove assumerà l’incarico di presidente del cda dopo i fatti giudiziari che hanno riguardato chi lo ha preceduto nell’incarico.

Nulla di strano, tecnico esperto e persona di fiducia dell’amministrazione grillina.

Da oggi non sarà più un consulente a costo zero, ma un responsabile di società nominato dal comune. Scelta legittima, che appartiene a tutte le amministrazioni pubbliche, di qualsiasi parte politica, di vecchia e nuova politica.

Tutto il mondo è paese.

 

I candidati alle elezioni politiche italiane e il “familismo amorale” di Edward C. Banfield

La rubrica “Scriveva Taliani” guarda alle candidature delle liste elettorali ed ecco sorgere spunti per le teorie del politologo statunitense E.C. Banfield.

Caro Romano,

mentre s’innalza il livello dello scontro politico in vista delle prossime elezioni, nel nostro paese si conferma la bassezza del sistema di scelta dei candidati. Scorrendo, infatti, le liste depositate non si può non sorridere amaramente nel vedere certi imbarazzanti “apparentamenti”. C’e’ chi non si candida per piazzare la moglie, c’e’ chi si candida sistemando anche la compagna e c’e’ chi ripropone la cognata. Ma, forse, non ce ne dovremmo scandalizzare più di tanto! Non sono, questi, esempi dellormai consolidato italico “familismo”? Caratteristica che da sempre impera in Italia? A parte quella politica molte “baronie”, in particolar modo universitarie e ospedaliere, sono infatti altrettanto sgradevolmente manifeste ed ipocritamente tollerate. E difficilmente sradicabili. Ma se il nostro paese e’ nella situazione che conosciamo non crede che ci sia proprio anche per questo? E che, su scala nazionale, in Italia sembra trovare applicazione l’ormai datato “familismo amorale” di Edward C. Banfield?

Cordiali saluti,

Mario Taliani

Intitolare l’Ospedale dei Bambini al dott. Rastelli

Desidero sostenere la proposta del dottor Luigi Ippolito, che attraverso la Gazzetta di Parma  (vedi articolo sotto) chiede di intitolare l’Ospedale dei Bambini al dottor Giancarlo Rastelli.

Al di là delle sue grandi doti mediche, infatti, il dottor Rastelli è stato un grande esempio per tanti medici che ancora oggi mettono in pratica le sue tecniche per le cardiopatie congenite e lo ricordano per la grande umanità e i valori di cui era portatore quando ad esempio diceva “sapere senza sapere amare è nulla”.

                                                                                                             Matteo

dott. Rastelli

Unioni fra omosessuali, il nostro paese dovrà decidere

 Oggi la rubrica “Scriveva Taliani” affronta la questione dei matrimoni gay. A seguito delle riflessioni proposte da Taliani troviamo la risposta di Sergio Romano.

Caro Romano,

rimango sempre un po’ perplesso quando sento parlare i politici di temi etici. Forse perchè ho qualche difficoltà a credere che norme scritte possano veramente risolvere le intime problematiche di affettività  o di sofferenza di ciascuno di noi, sta di fatto che non mi sono piaciute le recenti uscite del leader del PdL Angelino Alfano su temi quali la famiglia e l’eutanasia.

Soprattutto per la trasmessa impressione di volersi arrogare il merito dell’aversi fatto paladino pro e contro l’una e l’altra. Sarà stato pure, come alcuni commentatori politici hanno sottolineato, un messaggiorivolto all’UDC (partito in cui, per altro, milito da moderato quale sono convinto d’essere!) ma l’ho trovato inopportuno. In ultimo due personali considerazioni a riguardo di famiglia ed eutanasia. Sono da tempo convinto della necessità  di avere una più premiante disposizione mentale verso le affettività , per cui non ho nulla in contrario a che anche le coppie gay possano vedersi riconosciuti dei diritti. Ma la famiglia composta da uomo e donna è e rimane per me una sorta di naturale primus inter pares su cui non transigere. Per quanto riguarda l’eutanasia, poi, dovrebbe rimanere una decisione dei famigliari e non dello Stato il come comportarsi. Il caso Englaro è emblematico. Convinto come sono che se il coraggioso padre di Eluana avesse acconsentito affinchè fosse pubblicata una foto della figlia nelle condizioni in cui era ridotta, e non sorridente come l’abbiamo sempre vista, in molti avrebbero cambiato idea sulla decisione di non staccarle la spina!

Mario Taliani

Inviato il 01/03/2012
Pubblicato il 15/03/2012

La risposta:

http://archiviostorico.corriere.it/2012/marzo/15/UNIONE_FRA_OMOSESSUALI_NOSTRO_PAESE_co_9_120315059.shtml

Caro Taliani, 

un breve riepilogo. Molti Paesi hanno già affrontato e risolto il problema delle unioni fra omosessuali. Alcuni, come la Francia, hanno creato un nuovo istituto e gli hanno dato un nome. Altri, come la Spagna, hanno più semplicemente permesso che la parola matrimonio definisse anche le unioni fra persone dello stesso sesso. L’ Italia ha cercato di percorrere la strada francese, ma il tentativo del governo Prodi è stato bloccato da una sorta di veto della Conferenza episcopale che non ha giovato nè all’ autorevolezza dello Stato nè a quella della Chiesa. La Gran Bretagna sembra decisa ad adottare la formula della Spagna, ma la coalizione fra conservatori e liberal-democratici presieduta da David Cameron ha deciso di promuovere anzitutto una grande riflessione nazionale sul tema e ne trarrà  a suo tempo le conclusioni che le sembreranno più conformi ai desideri e agli orientamenti della società  britannica. Quali che siano le posizioni elettorali del segretario del Pdl, anche l’ Italia prima o dopo dovrà  riprendere in mano il problema. Dovrebbe adottare la formula francese o quella spagnola? Secondo la maggior parte delle Chiese cristiane, anche se con diverse sfumature, il matrimonio deve assicurare la perpetuazione della specie e può essere celebrato, quindi, soltanto fra persone di sesso diverso. Non è del tutto esatto. Esistono matrimoni che le condizioni fisiche o l’ età  rendono necessariamente infecondi a cui la Chiesa non nega la solennità  del rito. Ed esistono fini diversi da quello della procreazione. Un giornalista inglese, Dominic Lawson, ha scritto recentemente ( The Independent del 6 marzo) che uno dei momenti più solenni e commoventi del matrimonio cristiano è quello in cui i coniugi s’ impegnano a vivere insieme e a prodigarsi l’ uno per l’ altro «in salute e malattia fino a quando morte non ci separi». Vista in questa prospettiva l’ unione fra omosessuali diventa un fattore di coesione e stabilità  sociali. Dal momento che non possiamo impedire a due uomini o a due donne di amarsi, abbiamo un evidente interesse a rendere la loro unione stabile e produttiva di effetti giuridici. Se la maggioranza degli italiani preferisce che la parola matrimonio si applichi soltanto agli eterosessuali, possiamo usare le parole patto o unione. Ma un rapporto stabile è molto più utile alla società  di un rapporto occasionale e sregolato. Il premier britannico ha detto: «Non sono favorevole al matrimonio gay a dispetto del fatto che sono conservatore. Sono favorevole perchè sono conservatore».

Romano Sergio

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: